Erba Vita Peso Stop Burn 80 Compresse Erbavita - Farmaciauno
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Erba Vita Peso Stop Burn 80 Compresse Erbavita

Integratore alimentare a base di estratti vegetali, Cromo, L-Carnitina e CLA, in particolare: Capsico e Arancio amaro stimolano il metabolismo; Garcinia è utile per supportare il metabolismo dei lipidi, favorire l'equilibrio del peso corporeo e il controllo del senso di fame; Cannella, Bitter melon e Cromo coadiuvano il normale metabolismo dei nutrienti, in particolare dei carboidrati.
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Minsan
974103158
Brand: PESO STOP
Casa FarmaceuticaERBA VITA GROUP SPA
Codice EAN0767787926922
Denominazione

Erba Vita Peso Stop Burn 80 Compresse Erbavita

Indicazioni

ERBA VITA PESO STOP BURN 80 COMPRESSE ERBAVITA PESO STOP BURN è un integratore alimentare a base di estratti vegetali, Cromo, L‐Carnitina e CLA, in particolare: • Capsico ed Arancio amaro stimolano il metabolismo; • Garcinia è utile per supportare il metabolismo dei lipidi, favorire il controllo del peso corporeo e il controllo del senso di fame; • Cannella, Bitter melon e Cromo coadiuvano il normale metabolismo dei nutrienti, in particolare quello dei carboidrati.

Filosofia

ERBA VITA GROUP Dal 1982 coltiviamo benessere nella sua forma più naturale e siamo presenti in oltre 30 Paesi del mondo. Quotidianamente ricerchiamo e selezioniamo le migliori piante e materie prime provenienti da ogni continente, sviluppando prodotti fitoterapici, integratori alimentari, cosmetici e dispositivi medici. Lavoriamo per donare salute in ogni momento della giornata, in ogni stagione, ad ogni età. Mettiamo al centro del nostro lavoro l’attenzione per l’uomo e per la natura partendo dal rispetto del suo equilibrio, dei suoi tempi e dei suoi singoli elementi. Dal 2017 Erba Vita fa parte di Valpharma Group. L’esperienza fitoterapica e nutraceutica di Erba Vita è oggi messa a sistema con l’innovazione tecnologica e la competenza nella ricerca e sviluppo applicata alla produzione farmaceutica di Valpharma San Marino e Valpharma International.

Modalita' d'uso

si consiglia di assumere 1‐2 compresse ad ogni pasto, preferibilmente a colazione e a pranzo, ingerite con un bicchiere di acqua.

Avvertenze

Contiene caffeina (≤5 mg/dose) e sinefrina. Si sconsiglia l’uso del prodotto in gravidanza, durante l’allattamento e nei bambini al di sotto dei 12 anni. Non superare l’assunzione giornaliera di 400 mg di caffeina da tutte le fonti. Consultare il medico prima dell’uso se le condizioni cardiovascolari non sono nella norma. Tenere fuori dalla portata dei bambini al di sotto dei 3 anni. Non superare la dose giornaliera consigliata. Il prodotto non va inteso come sostituto di una dieta variata ed equilibrata e deve essere impiegato nell’ambito di una dieta ipocalorica adeguata, seguendo uno stile di vita sano con un buon livello di attività fisica. Se la dieta viene seguita per periodi superiori alle 3 settimane, si consiglia di consultare un medico.

Specifiche

Proprietà degli ingredienti: ARANCIO AMARO (Citrus aurantium L.) FRUTTO IMMATURO Il Citrus aurantium è un piccolo albero di agrumi dai fiori bianchi profumati alto circa cinque metri, originario dell’Asia subtropicale e delle regioni indiane. In precisi stadi di maturazione, il frutto dell’Arancio amaro, acerbo ed essiccato, si arricchisce di una miscela di ammine simpatomimetiche, di cui la sinefrina ne rappresenta il principale costituente. Questa sostanza gode di proprietà anoressizzanti, nel senso che è in grado di provocare una significativa riduzione dell'assunzione di cibo. Le proprietà dimagranti della sinefrina derivano anche dal suo effetto stimolatorio sulla termogenesi e sulla lipolisi (utilizzo dei grassi a scopo energetico). Studi condotti in vitro mostrano, però, che la sinefrina non sia l’unico alcaloide in grado di indurre azione lipolitica. Tuttavia, poiché si ritrova in quantità molto più alte degli altri, è quello che svolge l’azione principale. L’utilizzo fondamentale che si fa oggi del Citrus aurantium è come coadiuvante nelle diete finalizzate alla riduzione del peso, poiché l’estratto è in grado di indurre un aumento dell’attività metabolica a riposo e del dispendio energetico dell’organismo. Nonostante esistano vari studi, condotti sia a livello preclinico che clinico, per valutare il ruolo dell’estratto di Citrus aurantium nel controllo del peso, molti di questi arrivano a conclusioni discordanti, poiché studi diversi considerano miscele di erbe diverse, ragion per cui è difficile valutare il contributo dell’estratto quale unico ingrediente attivo. BITTER MELON (Momordica charantia L.) FRUTTO La Momordica charantia L., anche conosciuta come Bitter melon o melone amaro, è una pianta tropicale delle Cucurbitaceae che viene coltivata in Asia, Sud America, India, nei caraibi e nell’Africa orientale per via dei suoi frutti caratterizzati da un sapore amaro, particolarmente pronunciato quando diventano maturi, e dalla presenza di sostanze attive dalle proprietà benefiche nei confronti dell’omeostasi glucidica. I frutti contengono alte quantità di fibre, di vitamine C, A, E, B1, B2, B3 e B9 e di minerali tra cui potassio, calcio, zinco, magnesio, fosforo e ferro. I maggiori componenti attivi isolati e identificati dai frutti di bitter melon sono dei triterpenoidi tra cui la charantina (figura 1), glicosidi come i charantosidi e momordicosidi, saponine come la momordicina II, il polipeptide‐p (peptide simile all’insulina) e alcaloidi ad azione benefica nei confronti del metabolismo degli zuccheri e nel controllo del peso corporeo. MECCANISMO D’AZIONE Metabolismo del glucosio L’azione dei frutti di Momordica charantia nei confronti del metabolismo del glucosio, sulla base di studi in vitro e in vivo condotti su animali2, è data da una serie di meccanismi d’azione: 1. Riduzione dell’assorbimento del glucosio a livello intestinale 2. Promozione dell’assorbimento del glucosio da parte dei tessuti 3. Mantenimento dei livelli normali di glucosio e dell’integrità strutturale delle isole pancreatiche 4. Azione insulino‐simile 5. Stimolazione cellule beta del pancreas. 1. La somministrazione orale di succo di Bitter melon ha evidenziato una significativa riduzione dell’assorbimento di glucosio, Na+/K+ dipendente, a livello della mucosa intestinale in un modello di ratto diabetico. 2. La supplementazione orale di M. charantia incrementa i livelli della proteina trasportatrice del glucosio a livello muscolare (GLUT4) con conseguente miglioramenti dei livelli di tolleranza al glucosio in topi KK‐Ay, un modello animale di diabete tipo II con iperinsulinemia. 3. La Momordica charantia ha evidenziato effetti benefici nel diabete mantenendo i livelli normali di glucosio. Tale azione è data dall’inibizione della fruttosio 1.6‐difosfatasi e della glucosio‐6‐fosfatasi, due enzimi della gluconeogenesi e dalla stimolazione della glucosio‐6‐fosfatasi deidrogenasi della via dei pentoso fosfati. Inoltre tale effetto benefico è attribuibile alla sua ulteriore capacità di mantenere l’integrità strutturale delle isole pancreatiche regolandone la funzione. 4. Il polipeptide‐P o p‐insulina è un altro componente attivo del Bitter melon dotato di proprietà ipoglicemiche e funziona mimando l’azione dell’insulina umana dimostrando di abbassare i livelli di glucosio ematico nei gerbilli e nell’uomo se iniettato a livello sottocutaneo1. 5. E’ stato scientificamente dimostrato che la somministrazione orale di M. charantia stimola la secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas. Questa osservazione è stata confermata da uno studio che ha investigato l’effetto della somministrazione orale di succo di frutto di M. charantia a livello delle cellule alfa, beta e delta nel pancreas in ratti diabetici (trattati con streptozocina) usando un metodo immunoistochimico. La somministrazione di estratto alcolico di M. charantia ha evidenziato un significativo miglioramento dell’integrità strutturale delle isole del Langerhans. Inoltre, la charantina, il momordenolo e in particolare la momordicilina risultano dei composti ad azione inibitrice della GSK‐3, glicogeno sintasi chinasi‐3, proteina in grado di modulare l'attività dell'insulina, la cui attività è elevata nei soggetti insulinoresistenti e nei tessuti dei diabetici tipo II3. Tessuto adiposo e metabolismo lipidico Studi scientifici evidenziano che il Bitter melon è in grado di ridurre l’accumulo di lipidi durante la differenziazione di un preadipocita in adipocita e di innescare una downregulation del PPARγ, fattore regolatore dell’adipogenesi durante il processo di differenziazione degli adipociti. Le saponine presenti nel frutto di M. charantia riducono inoltre l’attività delle lipasi pancreatiche limitando l’assorbimento dei grassi a livello intestinale. Il Bitter melon è inoltre in grado di incrementare il metabolismo lipidico e il dispendio energetico cellulare e tissutale mediante la stimolazione della biogenesi mitocondriale. Metabolismo dei carboidrati L’azione benefica del Bitter melon nei confronti del metabolismo dei carboidrati è stata ampiamente evidenziata, innanzitutto, da studi condotti su modello animale, riportati in una recente review, dove è stato possibile riscontrare un potente effetto nel ridurre l’iperglicemia. L’estratto acquoso del frutto ha permesso di ridurre i livelli di glucosio ematici del 48% nel ratto diabetico con un effetto comparabile a quello della glibenclamide. L’estratto di M. charantia migliora inoltre la sensibilità all’insulina, la tolleranza al glucosio e il segnale dell’insulina in ratti a cui è stata indotta l’insulinoresistenza. Due case studies hanno evidenziato l’azione sull’uomo del prodotto, un primo studio condotto su 100 pazienti affetti da moderato diabete non insulino dipendente e trattati con una sospensione della polpa della pianta, ha evidenziato una significativa riduzione dei livelli serici di glucosio postprandiali e a digiuno. Un secondo case study indica, invece, che 200 mg di estratto di Bitter melon, presi due volte al giorno per 7 giorni in associazione a metà dose di metformina o glibenclamide o entrambi in combinazione, potenziano l’azione ipoglicemica dei farmaci mediante un meccanismo di sinergismo nei 15 pazienti, affetti da diabete non insulino dipendente, presi in esame. Anche studi clinici condotti sull’uomo hanno evidenziato l’efficacia del Bitter melon nel migliorare il benessere del metabolismo degli zuccheri. Uno studio clinico open label4, condotto su 42 pazienti trattati per tre mesi con 4.8 grammi di liofilizzato di melone amaro ha permesso di ridurre il tasso d’incidenza della sindrome metabolica rispetto al riferimento con una contemporanea e importante riduzione della circonferenza del girovita anche dopo un mese dalla supplementazione senza significativi effetti collaterali. Uno studio clinico multicentrico, randomizzato, doppio‐cieco e controllato5 condotto su un totale di 143 pazienti con diabete tipo 2 ha comparato l’azione del bitter melon con la metformina. Lo studio ha evidenziato che il melone amaro riduce i livelli di fruttosamina alla quarta settimana dopo un dosaggio giornaliero di 2000 mg. In un recente studio clinico, doppio‐cieco con placebo6, 95 pazienti con diabete mellito tipo 2 recentemente diagnosticato, sono stati trattati per 10 settimane e randomizzati in tre gruppi: il primo e il secondo gruppo hanno ricevuto rispettivamente 2 e 4 g/die di Bitter melon in polvere, il gruppo III ha ricevuto 5 mg/die di glibenclamide. Il controllo glicemico e gli effetti antiaterogenici sono stati determinati mediante l’analisi della HbA1‐c (emoglobina glicata), dei livelli di glucosio ematico a digiuno, con un test di tolleranza al glucosio dopo 2 h, misurazione della pressione sistolica e dei livelli dei lipidi ematici. Lo studio ha concluso che l’azione sulla HBA1‐c era significativa per i pazienti di tutti e tre i gruppi ma, in particolare, il Bitter melon è in grado di migliorare con più efficacia rispetto alla glibenclamide i fattori di rischio cardiovascolari associati al diabete. Metabolismo lipidico e controllo del peso corporeo L’aumento del peso e l’accumulo di grasso addominale rappresentano segni di obesità. L’estratto di bitter melon è risultato utile, come evidenziato da una recente review, nel controllo del peso corporeo e nell’accumulo di grassi. Una dieta composta da 0.75% di Bitter melon ha permesso di prevenire l’aumento di peso e l’accumulo di grasso viscerale e peritoneale in ratti alimentati con una dieta ricca di grassi. Un altro studio condotto con topi obesi e nutriti con un’alimentazione ricca di grassi ha confermato che il gruppo di animali trattato con 2% o 5% di estratto di Bitter melon per 12 settimane presentava una riduzione dell’accumulo di grassi, di tessuto adiposo bruno (BAT). Il melone amaro agisce riducendo la dimensione degli adipociti, il reclutamento di macrofagi, mastcellule e citochine pro‐infiammatorie7 coinvolte nel processo di infiammazione e nell’accumulo di grassi presenti nell’obesità e nell’insulino resistenza. Infine, l’estratto di M. charantia ha evidenziato effetti ipolipemizzanti in ratti diabetici e alimentati con dieta ricca di grassi, normalizzando, a seguito della somministrazione del prodotto per un periodo di 10 settimane, i livelli plasmatici di colesterolo non esterificato, triglieridi e fosfolipidi. Un altro studio ha evidenziato che il melone amaro riduce i livelli di LDL e incrementa i livelli di HDL in ratti Zucker. CAFFÈ VERDE (Coffea arabica L.) SEMI I chicchi di Coffea arabica contengono caffeina, acidi caffetannici, sostanze azotate e zuccherine. Le proprietà stimolanti sono dovute alla caffeina, un alcaloide che viene estratto allo stato puro per uso farmaceutico. Gli effetti dell’uso del caffè come bevanda sono: lieve eccitazione cerebrale, più rapida ideazione, maggiore capacità di attenzione e di concentrazione mentale, spiccata facilità di movimenti muscolari, senso di minore stanchezza, una migliorata capacità digestiva, sicura azione antagonista nei confronti della depressione prodotta dall’alcol. In alcuni soggetti provoca insonnia. A livello cardiaco provoca un aumento del numero delle pulsazioni ed un certo miglioramento del tono muscolare; sul rene esercita un leggero effetto diuretico e a livello gastrico determina un aumento della secrezione. È bene precisare che l’attività del caffè non è imputabile alla sola caffeina, ma anche ad altri composti, quali l’acido clorogenico, il clorogenato di potassio, l’acido caffeico e i tannini. L'acido clorogenico è uno dei composti polifenolici più importanti contenuti nel Caffè verde, che si perde tuttavia durante la tostatura dei chicchi per l'ottenimento della polvere di caffè da consumare come bevanda. L'acido clorogenico si trova prevalentemente nei semi, ma anche nelle foglie e nei frutti. È dotato di un notevole potere antiossidante. Studi preliminari circa la sua farmacocinetica nell'organismo umano indicano che l'assorbimento avviene a livello intestinale e in gran parte dopo idrolisi ad acido caffeico. Chimicamente, infatti, l'acido clorogenico è l'estere dell'acido caffeico. La scoperta più importante è la capacità dell'acido clorogenico di intervenire nella regolazione dei livelli di glucosio nel sangue, per azione specifica sulle reazioni di gluconeogenesi e glicogenolisi epatica. Studi farmacologici hanno già dimostrato che l'acido clorogenico è un inibitore della glucosio‐6‐fosfatasi, un enzima che svolge un ruolo di primaria importanza nell'omeostasi glicemica del sangue. Questi risultati sono stati poi confermati da studi in vivo in cui si evidenzia che, proprio grazie a questo meccanismo d'azione, l'acido clorogenico è in grado di ridurre la glicogenolisi epatica (la trasformazione del glicogeno a glucosio nel fegato) e il glucosio circolante. Si verifica pertanto un abbassamento del tasso ematico di glicemia nel sangue e un aumento delle concentrazioni epatiche di glucosio‐6‐fosfatasi e di glicogeno. L'effetto sul controllo degli zuccheri nell'organismo è amplificato da un secondo meccanismo: l'inibizione del loro assorbimento. Si ipotizza che questo avvenga attraverso un meccanismo di intervento specifico e diretto sulle cellule della mucosa intestinale, determinando una riduzione del passaggio in circolo degli zuccheri introdotti con il cibo. Inoltre, l’acido clorogenico si è dimostrato particolarmente efficace nel ridurre la pressione arteriosa. Da tale attività ne deriva una potenziale applicazione per il trattamento dell’ipertensione. Infine va ricordato che l'acido clorogenico, applicato per via topica, ha un intenso effetto drenante, utilissimo per contrastare il ristagno dei liquidi in eccesso tipico dei tessuti cellulitici. Gli estratti di Caffè verde sono pertanto dei potenti antiossidanti, utili per contrastare lo stress ossidativo e l'invecchiamento, a cui si aggiunge la capacità di controllo degli zuccheri utile in stati pre‐diabetici e nel calo ponderale. GARCINIA (Garcinia cambogia (Gaertn.) Desr.) FRUTTO La Garcinia cresce spontanea nei paesi a clima tropicale (India, Indocina, Filippine). Dalla buccia dei suoi frutti si ricava l'estratto secco ricco di acido idrossicitrico (HCA). In seguito all'essicamento l'acido idrossicitrico verrebbe convertito in lattone, molecola altamente igroscopica e, quindi, difficilmente assimilabile a livello di intestino e cellule. Il prodotto viene, perciò, stabilizzato come sale di calcio tramite un procedimento che garantisce il 60% di HCA. Con la digestione la Garcinia viene scomposta dai succhi gastrici e libera, oltre all'HCA, ioni calcio biodisponibili. L'HCA agisce da un lato sopprimendo l'appetito e dall'altro inibendo la sintesi dei lipidi e i loro deposito nei tessuti. Limita, infatti, l'azione di un enzima deputato alla sintesi di acidi grassi e colesterolo e, quindi, i depositi di grasso nei tessuti adiposi. Non solo, stimola anche la sintesi epatica di glicogeno, la nostra riserva di glucosio: in questo modo l'organismo avverte che non occorre introdurre altro cibo e viene inibito il senso di fame. L'azione di questo acido si sviluppa senza interferire in alcun modo con la produzione di energia a livello mitocondriale, in quanto l'HCA non è in grado di penetrarne la membrana. Così, l'assunzione di Garcinia estratto secco non genera senso di affaticamento o debolezza; i suoi obiettivi sono solo i metaboliti derivati dal surplus alimentare. CACAO (Theobroma cacao L.) SEMI Il cacao è un albero tropicale alto 8‐10 m con foglie ovate e piccoli fiori rosa attaccati ai rami o al tronco. Il cacao è coltivato nelle regioni del centro America fin dall’epoca precolombiana. E’ attualmente coltivato in diverse regioni tropicali. I frutti (cabosse) sono ovali, lunghi anche 25 cm con spessa buccia coriacea e contengono una polpa bianco‐giallastra insipida in cui sono immersi, disposti in file regolari, 20‐80 semi appiattiti della grandezza di una fava e ricoperti di uno strato duro e secco di colore rosso‐viola. Dai semi, dopo un lungo processo che prevede fermentazione, torrefazione e macinazione e per aggiunta di aromi e altri ingredienti si ottiene il cioccolato. Il fitocomplesso dei semi di cacao è caratterizzato da diverse classi di sostanze a cui sono state attribuite le proprietà. Sono stati identificati ALCALOIDI (teobromina, caffeina), AMMINE BIOGENE (feniletilammina, tiramina, triptamina, serotonina), POLIFENOLI (epicatechina, catechina) oltre a ACIDI GRASSI (acido oleico, acido stearico, acido palmitico). Fra i principi attivi più importanti contenuti nel cacao ci sono le metilxantine, una particolare classe di alcaloidi, fra cui principalmente caffeina e teobromina. La proprietà elettiva entrambe le molecole è di avere un’azione stimolante sul sistema nervoso centrale e periferico. Esse, infatti aumentano la concentrazione mentale, la prontezza psico‐fisica e migliorano il tono e la contrattilità dei muscoli scheletrici. Sia caffeina che teobromina hanno inoltre un’azione stimolante sulla muscolatura cardiaca e miorilassante sulla muscolatura liscia (specialmente quella bronchiale). Possono inoltre avere leggere proprietà diuretiche. La caffeina e in parte la teobromina sono in grado di stimolare direttamente il tessuto adiposo e determinano un aumento della termogenesi, processo attraverso il quale l’energia liberata nella ossidazione dei nutrienti non è catturata sotto forma di ATP, ma liberata come calore. In tal modo è accresciuto il consumo energetico e favorita la riduzione di peso. La caffeina naturalmente presente nel cacao è uno stimolante più potente della teobromina. Il cacao è una delle più importanti fonti di flavonoidi, un esteso gruppo di molecole la cui proprietà elettiva è quella di essere potenti antiossidanti. La frazione flavonoidica prevalente nel cacao è rappresentata da flavan‐3‐oli ed oligomeri proantocianidinici fra i quali principalmente catechina ed epicatechina. Catechina ed epicatechina sono composti assai diffusi nelle sostanze vegetali, compresi molti tipi di frutta e verdura, e il cacao ne contiene in grande concentrazione. Per la presenza dei polifenoli, il cioccolato fondente risulta infatti avere una capacità antiossidante doppia rispetto alla versione al latte e la sua azione contro i radicali liberi è di gran lunga superiore rispetto ad mirtilli, fragole, frutti rossi, tè verde e aglio, alcune fra le più note fonti di polifenoli. Studi clinici condotti alla fine degli anni ’90 hanno mostrato che un consumo quotidiano moderato di cacao o cioccolato apporta all’organismo una quantità di antiossidanti paragonabile a quella contenuta in un bicchiere di vino rosso e contribuisce a ridurre il rischio di malattie coronariche, oltre a svolgere un’importante azione protettiva ed antinvecchiamento nei confronti del sistema nervoso. Diverse ricerche evidenziano inoltre che il cacao aiuta a preservare il benessere dell’organismo e influisce positivamente sulla longevità. L‐CARNITINA La Carnitina è un’ammina sintetizzata a partire dalla lisina e metionina, in presenza di vitamina B6, B3 e C, e ferro. La Carnitina è essenziale per la nostra salute, in quanto è un mezzo necessario per il trasporto degli acidi grassi a lunga ramificazione all’interno dei mitocondri, sede delle reazioni di respirazione e produzione di energia della cellula. La Carnitina rappresenta dunque un notevole ausilio per chi segue una dieta ipocalorica, perché induce una più efficiente ossidazione degli acidi grassi, e fa bruciare più calorie, che altrimenti andrebbero a riempire i cuscinetti adiposi. La maggiore ossidazione degli acidi grassi provoca inoltre come conseguenza una minore sensazione di fame e debolezza. CLA (Acido linoleico coniugato) L’acido linoleico coniugato è un termine generico che indica una miscela di isomeri dienoici coniugati dell’acido linoleico. Si possono infatti distinguere numerosi isomeri di posizione, ma i due isomeri più attivi sono il cis9, trans11 e il trans10, cis12. CLA è pertanto una miscela purificata e particolarmente ricca di questi due isomeri attivi in rapporto 1:1, cioè 50% di ognuno. Il CLA è risultato essere, da studi clinici su pazienti con problemi di sovrappeso, un agente di controllo del peso corporeo, in quanto riduce la massa grassa e aumenta la massa magra, mantenendo la muscolatura tonica e soda. Agisce, infatti, inibendo le lipoproteine lipasi, enzimi deputati ad immagazzinare i grassi. Inoltre agisce sugli enzimi coinvolti nell’approvvigionamento di energia, stimolando il consumo dei grassi di riserva per la produzione dell’energia necessaria all’organismo. Infine il CLA riesce a ridurre le dimensioni degli adipociti, cioè non agisce solo sull’attività, ma anche sulla struttura, e questo consente di mantenere gli effetti ottenuti nel tempo, in quanto la modifica delle dimensioni delle cellule grasse permane, anche dopo l’interruzione dell’assunzione del prodotto. In generale si ottiene un abbassamento dei livelli di colesterolo, sia dei valori LDL che del rapporto tra LDL e HDL, con conseguente miglioramento dello stato dell’apparato cardiovascolare. CANNELLA (Cinnamomum zeylanicum Blume) CORTECCIA La cannella chiamata anche cannella regina o cannella Ceylon è un albero sempreverde di dimensioni tra i 10 e 20 m appartenente alla famiglia delle Lauraceae e in particolare alla sottofamiglia delle Cinnamoneae. La droga è rappresentata dalla corteccia dei rami privata del sughero. Il Cinnamomum è una pianta nativa dell’India (Ceylon) che fu portata in Europa dagli olandesi e diffusa anche nelle Antille, Indonesia e Sud Africa. La cannella viene lavorata sempre nello stesso modo e assume la caratteristica forma cilindrica. La specie C. zeylanicum (o verum) é la ‘vera’ cannella e possiede una lenta crescita con foglie sottili e lievemente aromatiche. La specie C. Cassia (o cannella chinese) cresce piu` rapidamente con foglie di colore rossiccio e un aspetto che ricorda il salice. Le 2 specie si differenziano anche per il contenuto in eugenolo e cumarine. Costituenti chimici principali Il calcone è una molecola sintetizzata naturalmente formata da 3 molecole di acetato e acido cinnammico e costituisce un precursore per la sintesi di flavonoidi e antocianidine. Il composto bioattivo sul controllo della glicemia, isolato nell’estratto di cannella, è un polimero metilidrossicalcone (MHCP). Questa frazione chimica della droga è in grado di attivare l’ossidazione del glucosio e la sintesi del glicogeno, stimolando l’attività chinasica che porta all’autofosforilazione (attivazione) del recettore dell’insulina. Il metilidrossicalcone è classificato come molecola insulino‐simile in virtù del fatto che attiva le stesse vie di reazione (cascate fosforilative) ma è anche in grado di sinergizzare l’effetto dell’insulina stessa. Con studi recenti da parte dello stesso ricercatore che ha isolato il MHCP, sono stati caratterizzati nella cannella, dei polimeri che in vitro aumentano di circa 20 volte il metabolismo insulino‐dipendente del glucosio. Questo complesso di polimeri idrosolubili, classificato di tipo A (costituito da monomeri, trimeri e tetrameri) è dotato di capacità antiossidante e potenzia l’azione dell’insulina apportando un benefico effetto sul controllo dell’intolleranza al glucosio. La capacità antiossidante è stata valutata e comparata a quella del BHT. Applicazioni terapeutiche: Metabolismo insulinico L’estratto di cannella è in grado di potenziare l’attività dell’insulina grazie alla specifica presenza del metilidrossicalcone, un polimero polifenolico che puó essere utile nel trattamento dell’insulino‐resistenza. Questa droga vegetale, dopo lo screening effettuato per 49 specie differenti tra erbe, spezie o estratti di piante medicinali è risultata essere la piu`attiva nel controllo glicemico. Si è accertato che il contenuto di cromo nella cannella non è tale da essere responsabile del controllo della glicemia e di fondamentale importanza sembra essere la frazione polifenolica‐flavonoidica. L’estratto di cannella aumenta l’utilizzazione del glucosio non solo in vitro ma anche in vivo. Uno studio condotto su ratti allevati in regime di alti livelli di fruttosio dimostra gli effetti dell’estratto di cannella non solo sulle cellule adipocitarie ma anche a livello delle fibre muscolari, prevenendo lo sviluppo alla resistenza all’insulina in parte dovuta ad un’attivazione via ossido nitrico (NO). Con uno studio clinico condotto su 60 pazienti con diabete mellito di tipo II, suddivisi in 3 gruppi di trattamento con dosaggio giornaliero di 1, 3 o 6 g die di cannella, dopo 40 giorni, si è dimostrato che questa spezia riduce mediamente del 1829% i livelli di glucosio nel sangue. Nella cannella é presente anche l’aldeide cinnamica, responsabile dell’odore caratteristico, che é un forte inibitore dell’aldoso reduttasi. Questo enzima, se inibito, previene la conversione del glucosio a sorbitolo e riduce le complicazioni nel diabete come la retinopatia. La cinnamaldeide è approvata come ADI (dose accettabile per l’uomo) pari a 1.25 mg/kg dalla FDA/WHO. Metabolismo lipidico Il controllo della dislipidemia negli adulti con diabete mellito di tipo 2 sta ricevendo sempre più attenzione poiché nel diabete si ha un aumento dei livelli dei trigliceridi e un aumento delle LDL che sono alla base delle vasculopatia. Lo stesso studio clinico effettuato su 60 soggetti diabetici, per dimostrare il controllo da parte della cannella dei livelli glicemici, ha evidenziato che i livelli di trigliceridi si riducono del 23‐30%, il colesterolo LDL del 7‐27% e il colesterolo totale del 12‐26%. Inoltre, nella cannella è stato isolato il cinnamato, un composto fenolico che agisce sul metabolismo lipidico e sugli enzimi antiossidanti. La supplementazione di cinnamato sui ratti dà un aumento dell’attività degli enzimi che diminuiscono la perossidazione lipidica (catalasi e glutathione perossidasi) e una diminuzione del colesterolo epatico ottenuto tramite inibizione dell’enzima HMG‐CoA reduttasi. ALGA WAKAME (Undaria pinnatifida (Harvey) Suringar) TALLO La fucoxantina, contenuta nel tallo dell’alga Wakame, è un estere dell’acido acetico che viene assorbita nell’intestino dove è in parte idrolizzata in fucoxantinolo, metabolita che è risultato essere più attivo del precursore stesso. Di recente, un gruppo di ricerca dell’Università di Hokkaido in Giappone ha messo in luce un’importante proprietà della molecola che risulta essere molto efficace nel contrastare l’accumulo di grassi corporei. La fucoxantina, infatti, agisce attraverso meccanismi diversi sul metabolismo dei lipidi e sui sistemi di regolazione dell’energia corporea, in particolare sulla termogenesi e sull’accumulo di grassi. Una delle strategie che consente di mantenere sotto controllo l’accumulo di grasso corporeo consiste infatti nella stimolazione della termogenesi, vale a dire nell’aumento dell’attività dei meccanismi corporei che “sprecano” calorie. La termogenesi viene definita un ciclo energetico futile, poiché consiste nella conversione delle calorie in calore senza che venga eseguito alcun lavoro per bruciare energia. Gran parte dell’attività termogena si verifica nel tessuto adiposo bruno (BAT), così chiamato per il colore rosso dovuto all’elevato contenuto di mitocondri cellulari responsabili dell’ossidazione dei grassi. Il BAT è presente in quantità molto ridotta negli individui adulti e alcuni scienziati ipotizzano che possa essere più attivo in alcune persone rispetto ad altre e, quindi, tali persone sarebbero in grado di consumare una quantità maggiore di calorie senza ingrassare, perché l’eccesso di calorie verrebbe dissipato sotto forma di calore a causa dell’attività del BAT. L’azione termogena del tessuto adiposo bruno viene esplicata da una particolare proteina denominata UCP‐1 (UnCoupling Protein 1), la quale induce la termogenesi disaccoppiando la fosforilazione ossidativa. Semplificando, l’UCP‐1 interferisce con il processo attraverso il quale l’ATP è sintetizzato nelle cellule, promuovendo un processo alternativo di respirazione mitocondriale che determina la produzione di calore in alternativa alla produzione di ATP. Dopo la prima infanzia il BAT viene sostituito da tessuto adiposo bianco (WAT), un tessuto quasi privo di attività metaboliche che funge da deposito di lipidi corporei. Esso si localizza in modo consistente nella zona addominale e un suo eccessivo accumulo si associa all’obesità. Studi effettuati su topi hanno dimostrato che la fucoxantina determina una significativa riduzione del tessuto adiposo bianco, in particolare nelle zone perirenale ed addominale, su cui agisce stimolando l’espressione della proteina UCP1, che solitamente non è espressa in questo tipo di tessuto, ma che svolge un ruolo chiave nella regolazione del dispendio energetico e nel bilanciamento dell’energia corporea totale. Dallo studio citato è emerso infatti che l’accumulo di WAT nei topi sottoposti per 4 settimane ad una dieta iperlipidica è significativamente attenuato nel gruppo di animali trattati contemporaneamente con estratto di Undaria pinnatifida rispetto al gruppo di controllo. Più recentemente questi effetti sono stati confermati dagli stessi autori in ratti obesi (KK‐Ay), dove la fucoxantina è risultata più efficace nel contrastare l’accumulo di WAT rispetto ai triacilgliceroli a media catena, potenziali agenti nella prevenzione dell’obesità. La fucoxantina agisce sul metabolismo lipidico anche tramite un meccanismo diverso e complementare. Un recente studio ha dimostrato che questo carotenoide e il suo metabolita deacetilato (fucoxantinolo) sono in grado di ridurre l’attività della glicerolo‐3fosfato‐deidrogenasi (GPDH), di inibire l’accumulo dei lipidi intracellulari nei preadipociti e di bloccare la differenziazione degli adipociti: tali effetti si traducono in una riduzione dell’accumulo di grassi corporei. Uno studio molto recente ha infine messo in evidenza come la fucoxantina e il fucoxantinolo svolgano anche un’azione positiva sulle patologie cardiovascolari, in quanto sono in grado di stimolare la produzione da parte del fegato di acido docosaesaenoico (DHA), un acido grasso polinsaturo appartenente alla famiglia degli omega 3 alla cui presenza si associa una riduzione di colesterolo nel sangue. Infine, sono stati evidenziati effetti benefici della fucoxantina anche sui livelli di glucosio e di insulina. CAPSICO (Capsicum annuum L.) FRUTTO Da anni il Capsico (peperoncino rosso) è oggetto di studi per dimostrare l’efficacia nel controllo del peso, nel controllo dell’appetito, e la sua validità nel supportare il metabolismo a bruciare le calorie e stimolare la termogenesi. La valutazione dell’attività termogenica di una sostanza viene effettuata monitorando i cambiamenti di dispendio energetico in seguito all’ingestione della sostanza stessa. Una serie di test eseguiti su soggetti umani presso l’Università di Tsukuba, Giappone e presso Laval University, Canada hanno evidenziato un aumento significativo di spesa energetica dopo l’ingestione di cibo contenente Capsico (Yoshioka 1995, 1998, 2001). Numerosi studi hanno dimostrato che l’aggiunta di capsaicinoidi al cibo della colazione induce il soggetto a introdurre minori calorie a pranzo, agendo pertanto sulla regolazione dell’appetito. Altri studi hanno evidenziato come i capsaicinoidi stimolino una catena di eventi fisiologici, che supportano la lipolisi (Kawada 1986, 1991), dimostrando una riduzione evidente della percentuale di grasso corporeo. PEPE NERO (Piper nigrum L.) FRUTTO Pepe nero è un estratto standardizzato dai frutti di Piper nigrum, al 95% di piperina, percentuale estremamente elevata. La Piperina amplifica in maniera naturale l’attività termogenica dell’organismo. La termogenesi è un processo metabolico che genera energia a livello cellulare. La termogenesi è un fattore fondamentale nella perdita di peso, in quanto gioca un ruolo chiave nell’utilizzo dei cibi ingeriti quotidianamente, nella loro digestione e di conseguenza nel loro assorbimento a livello gastrointestinale. L’aumento dell’attività termogenica è legato a una maggiore energia termica, sufficiente per potenziare i meccanismi di innesco di questo processo, e per potenziare i processi metabolici che a loro volta creano una maggiore richiesta di sostanze quali vitamine, minerali, proteine. E’ come se il Pepe nero attivasse una specie di “ruota a pale” metabolica, che fornisce in maniera selettiva un modo più efficiente di trasportare le sostanze nutritive nel sangue, rendendole più biodisponibili e pertanto più facili da utilizzare, da consumare e da smaltire.

Composizione

Arancio amaro (Citrus aurantium L.) frutto immaturo estratto secco titolato al 6% in sinefrina Bitter melon (Momordica charantia L.) frutto estratto secco titolato al 7% in charantina Caffè verde (Coffea arabica L.) semi estratto secco titolato al 45% in acido clorigenico titolato al ≤2.5% in caffeina Garcinia (Garcinia cambogia (Gaertn.) Desr.) frutto estratto secco Titolato al 60% in acido clorogenico Cacao (Theobroma cacao L.) semi estratto secco Titolato al 6% in teobromina L‐Carnitina CLA Cannella (Cinnamomum zeylanicum Blume) corteccia estratto secco Titolato al 1.6% in metilidrossicalcone Alga Wakame (Undaria pinnatifida (Harvey) Suringar) tallo estratto secco Titolo al 10% in fucoxantina Capsico (Capsicum annuum L.) frutto estratto secco Titolo al 2% in capsaicinoidi Pepe nero (Piper nigrum L.) frutto estratto secco Titolato al 95% in piperina Cromo. Eccipienti: agente di carica: cellulosa; maltodestrine, amido di mais, antiagglomerante: sali di magnesio degli acidi grassi (vegetale); addensante: gomma d’acacia.

Modalita' di conservazione

Conservare in luogo fresco e asciutto, lontano da fonti di calore.

Confezionamento

80 compresse da 1 g

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